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Aprire una Partita IVA è il primo passo da fare non appena si decide di lanciare un ecommerce.

La Partita IVA  identifica il singolo contribuente e permette di lavorare in autonomia e nel rispetto della legislazione italiana per l’emissione di fatture e il versamento dei contributi ai fini previdenziali.

Ogni Partita IVA è rappresentata da 11 cifre. Le prime 7 indicano il lavoratore autonomo, l’azienda o il libero professionista. Le 3 cifre seguenti corrispondono a un codice identificativo dell’Ufficio dell’Entrate, mentre l’ultima è un codice di controllo, che verifica la correttezza delle prime 10 cifre.

Tipologie di Partita IVA

Esistono tre tipologie di Partita IVA:

  • regime ordinario, riservato principalmente alle società per azioni (SPA) o a quelle a responsabilità limitata (SRL).
  • regime semplificato, per tutte quelle attività che si tengono al di sotto dei limiti di fatturato di 400.000 e 700.000 €.
  • regime forfettario, adatta a chi intraprende un’attività per la prima volta e non intende correre troppi rischi.

 

Per la Partita IVA per un negozio online, probabilmente il regime forfettario è quello più vantaggioso, perché più economico e semplice da gestire.

Negli ultimi anni si è anche diffusa l’idea del criterio dei 5.000 € di fatturato, cifra sotto il quale non sarebbe necessaria.

In realtà i criteri che governano l’apertura della Partita IVA sono altri, ovvero l’abitualità e la continuità.

Se eserciti un’attività economica con carattere abituale e di continuità commerciale, è obbligatorio aprire una Partita IVA.

Per carattere abituale e di continuità si intendono tutte quelle attività che hanno una durata complessiva superiore ai 30 giorni.

Secondo la legge italiana, l’apertura della Partita IVA è soggetta alla frequenza con cui viene svolta un’attività e non al guadagno.

Se si supera il compenso lordo di 5000 euro, sarà necessario iscriversi alla Gestione separata dell’INPS e versare i contributi previdenziali.

Chi avvia un negozio online viene considerato a tutti gli effetti come un commerciante e di conseguenza è soggetto all’apertura della Partita IVA.

 

Come aprire una Partita IVA per ecommerce

Ecco i passaggi da fare:

  1. Individua il tuo codice ATECO: un numero composto da sei cifre che identifica le diverse attività economiche a livello statistico.
  2. Rispetta i requisiti per vendere online.
  3. Scegli il regime fiscale al quale aderire: Esistono differenti regimi fiscali per le attività denominati regime forfettario, ordinario e semplificato.
  4. Iscriviti alla Camera di Commercio: è un ente autonomo che detiene il Registro delle Imprese, un elenco al quale tutte le imprese sono obbligate a iscriversi.
  5. Effettua la Dichiarazione SCIA: Si tratta di una dichiarazione con la quale si comunica al proprio Comune l’inizio dell’attività economica, senza dover attendere autorizzazioni.
  6. Iscriviti alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS: è necessaria per i titolari di imprese che operano nel settore del commercio, del terziario e del turismo, per il versamento dei contributi.

Si può aprire una Partita IVA online?

E’ possibile aprire la tua Partita IVA anche online. Basta inviare il modulo in via telematica attraverso il servizio dell’Agenzia delle Entrate, Fisconline. Questo servizio permette di inviare le proprie dichiarazioni, i pagamenti con F24, compilare le fatture elettroniche e così via.

 

Quanto costa aprire una Partita IVA?

Il costo di apertura è pari a zero, e la procedura può essere effettuata online o in una sede dell’Agenzia delle Entrate. Ci sono però alcune tipologie di costi da prendere in considerazione.

Se si decide di applicare il regime forfettario, una volta calcolato il reddito imponibile (il 40% dei ricavi), i costi principali saranno:

  • L’imposta sostitutiva del 15% o del 5% da applicare al reddito imponibile
  • contributi fissi alla Gestione Artigiani e Commercianti.

Come comportarsi riguardo all’emissione delle fatture?

Per la vendita online, la normativa esonera l’imprenditore dall’emissione del documento commerciale (il vecchio scontrino fiscale), ma si possono emettere le fatture digitali.

Le fatture digitali che hanno lo scopo di ridurre i consumi e i costi di stampa e contrastare l’evasione fiscale.

La nuova normativa lascia invariato l’obbligo di utilizzo del registro dei corrispettivi.

 

Per qualsiasi dubbio, richiedi una consulenza presso lo studio commercialista Fittipaldi